Bitcoin ed Ethereum a confronto

Redazione di Forbes,  Editor

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Bitcoin ed Ethereum sono la Coca-Cola e la Pepsi del mondo delle criptovalute. Essendo il numero uno e il numero due nel proprio mercato, vengono spesso confrontati tra di loro. Sono però molto diversi, a partire dalla premessa fino al prezzo.

Tuttavia, ci sono anche molte somiglianze. Ecco una panoramica sui due sistemi.

Confronto tra Bitcoin ed Ethereum


Bitcoin Ethereum
Fondazione 2009 2015
Capitalizzazione di mercato 426 mld $ 215 mld $
Prezzo 22.00$ 1.75$
Meccanismo di consenso Proof-of-work Proof-of-stake
Tempo di creazione di un block 10 minuti 12-14 secondi
Quantità massima 21 milioni Illimitata
Dati Coinmarketcap aggiornati al 12 settembre 2022

Bitcoin ed Ethereum sono fondamentalmente diverse poiché la prima è stata progettata per consentire la finanza decentralizzata, mentre la seconda per permettere la creazione di app e contratti.

Per quanto Ethereum consenta i pagamenti tramite la propria criptovaluta interna ETH, il suo ambito è molto più esteso rispetto a quello di Bitcoin, fin dalla progettazione.

Entrambi i sistemi utilizzano la tecnologia blockchain per validare e registrare le transazioni, ma ricorrono a metodi diversi per farlo, con conseguenze su velocità, sostenibilità e accessibilità.

La differenza sta in quello che è noto come “meccanismo di consenso”.

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Che cos’è un meccanismo di consenso?

Un meccanismo di consenso è un algoritmo che rende possibile la blockchain. Ci riesce risolvendo quello che è noto come il problema della “doppia spesa”.

Una banconota da 10 €, una volta spesa, smette di appartenerti, e quindi non puoi spenderla una seconda volta. Un BTC è una linea di codice, e potrebbe venire copiato all’infinito. In teoria, ciò significa che potresti arricchirti a tuo piacimento semplicemente copiando il tuo BTC e spendendolo più e più volte.

Tuttavia, quando invii un BTC a qualcuno, la tua copia viene distrutta e una nuova versione viene creata nell’account del destinatario.

Il tutto viene registrato su un registro distribuito visibile a tutti. Dal momento che tutti sono in grado di leggere sulla propria copia del registro che il tuo BTC è stato speso, non puoi provare a spenderne la versione copiata. Tutti i detentori del registro concorderebbero sul fatto che stai cercando di truffarli.

Falsificare una transazione è già difficile di per sé, ma poi dovresti modificare anche tutte le transazioni seguenti, dal momento che ognuna fa riferimento alle precedenti.

Ciò richiederebbe una potenza di calcolo incredibile, e inoltre avresti bisogno di controllare anche il 51% dei registri distribuiti sulla rete per ottenere il consenso necessario a imprimere la tua sequela falsa di transazioni nella blockchain e prendere le criptovalute appena coniate come ricompensa.

Bitcoin ed Ethereum utilizzano dei meccanismi di consenso differenti.

Quello di Bitcoin si chiama proof-of-work, mentre Ethereum usa un meccanismo di consenso chiamato proof-of-stake.

Proof-of-work

Questo meccanismo di consenso richiede che i partecipanti eseguano dei calcoli complessi per avere la possibilità di diventare l’utente che valida un gruppo di transazioni e le aggiunge alla blockchain, guadagnando di conseguenza una determinata quantità di criptovalute.

Il “lavoro” consiste nell’indovinare una serie di 64 caratteri alfanumerici.

Ci sono migliaia di miliardi di combinazioni possibili, e quindi chi dispone della maggiore potenza di calcolo può effettuare il maggior numero di tentativi nella finestra di 10 minuti e godere quindi di alte probabilità di venire scelto.

Per manipolare una copia del registro convalidato e aggiunto al blocco, dovresti controllare almeno il 51% della capacità di elaborazione di una rete, che sarebbe astronomico. È così che il meccanismo di consenso previene le truffe.

Un tempo a svolgere questo lavoro erano gli appassionati a casa loro, ma la potenza di calcolo necessaria è aumentata col tempo, e quindi il processo di “mining” è ora esclusiva delle società e delle organizzazioni specializzate, ovvero quelle che possono permettersi i server e l’energia elettrica necessaria per farli funzionare.

I sistemi di proof-of-work come quelli di Bitcoin hanno attirato numerose critiche per la quantità di energia richiesta dai computer. Secondo dati citati dalla Columbia University, Bitcoin consuma ogni anno 150 terawattora di elettricità. È quasi metà dell’energia utilizzata da tutta l’Italia in un anno.

Proof-of-stake

Questo meccanismo di consenso richiede ai partecipanti di impegnare (“mettere in staking”) capitali propri per avere la possibilità di validare transazioni e aggiungere un blocco alla blockchain, piuttosto che eseguire complessi calcoli.

Più criptovalute vengono messe in staking, maggiori sono le probabilità di venire scelti per validare un blocco di transazioni in una blockchain e guadagnare così una determinata quantità di criptovalute. Inoltre, il sistema scoraggia i malintenzionati per mezzo di multe.

La proof-of-stake favorisce chi ha più soldi, ma impedisce ai truffatori di aggiungere transazioni fraudolente alla blockchain: per controllare il meccanismo di consenso, dovrebbero impegnare almeno il 51% del denaro nell’intera rete.

Non richiedendo dei computer potenti, la proof-of-stake è considerata un’alternativa più ecologica rispetto alla proof-of-work.

Leggi anche: Che cos’è Ethereum 2.0? Ecco spiegato il Merge

Pagamenti decentralizzati e software decentralizzato a confronto

Bitcoin è stato sviluppato unicamente per facilitare i pagamenti decentralizzati, ovvero per permettere di inviare e ricevere pagamenti senza un intermediario (come ad esempio una banca). Ethereum, invece, è stato progettato per fare molto altro oltre a inviare e ricevere ETH.

Usando la blockchain, la quale fornisce una registrazione immutabile delle transazioni, Ethereum è stato progettato per facilitare i software decentralizzati come gli smart contract e le app distribuite (dApp).

Uno smart contract è un accordo digitale tra due o più parti che viene eseguito una volta soddisfatte determinate condizioni.

Ad esempio, l’account A invierà l’asset X dopo aver ricevuto l’asset Y dall’account B. Questo tipo di meccanismo potrebbe venire utilizzato per rendere la vendita di immobili e il trasferimento di proprietà più veloci e meno vulnerabili alle truffe.

Una dApp è un’applicazione non controllata da un’autorità centrale. Twitter è un esempio di app centralizzata, a cui gli utenti si affidano in qualità di intermediario per inviare e ricevere messaggi. Di conseguenza, gli utenti seguono le regole che Twitter applica e l’algoritmo che utilizza per controllare i contenuti.

Una dApp è distribuita su una blockchain, e gli utenti possono inviare e ricevere dati direttamente senza dover ricorrere a un intermediario. Peepeth per esempio è una dApp che funziona in modo simile a Twitter ma sostiene di non essere ottimizzata per aumentare gli introiti pubblicitari, un problema di cui afferma che soffrono invece gli utenti delle app centralizzate.

Quindi si potrebbe dire che Bitcoin è più grande ed Ethereum è più veloce, ma è anche vero che i due sistemi non sono in diretta competizione, dal momento che sono progettati per scopi diversi. BTC ed ETH invece possono essere paragonati direttamente.

Volatilità di prezzo

BTC vale certamente molto di più di ETH: a novembre 2021 ha toccato un picco di 64.000 $. ETH nello stesso mese ha toccato un massimo di 4.600 $. Oggi (dati aggiornati a metà settembre 2022) valgono rispettivamente circa 22.000 $ e 1.750 $.

Nonostante la netta differenza, i prezzi delle due criptovalute hanno storicamente mostrato una forte correlazione positiva tra di loro, con una tendenza compresa tra lo 0,7 e lo 0,8 per la maggior parte del tempo (dove 1,0 rappresenta la correlazione massima possibile), stando ai dati di coinmetrics.io.

BTC ed ETH sono entrambe volatili, così come tutte le altre criptovalute. I prezzi sono imprevedibili e soggetti a crolli.

Il mercato delle criptovalute non è regolamentato in Italia.

Nota: investire in criptovalute non è un’attività adatta a tutti. I prezzi delle criptovalute sono soggetti a forti oscillazioni. La Consob, l’autorità del mercato finanziario italiano, insieme ad altri regolatori nell’Unione Europea ha avvertito gli investitori che le criptovalute “sono soggette a estreme volatilità di prezzo e hanno mostrato chiare indicazioni della presenza di una bolla dei prezzi” e che gli investitori che le acquistano “devono tenere a mente che esiste la possibilità di perdere una porzione considerevole, se non la totalità, dei soldi investiti”.

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