Cos’è l’inflazione e perché riduce il valore del tuo denaro

Redazione di Forbes

Pubblicato: 20/02/2023, 10:35 am

Benedetta Giuliani
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Il tasso d’inflazione in Italia ha raggiunto l’8,9% a settembre 2022 (dati: ISTAT ottobre 2022), toccando il valore più alto in quasi 40 anni.

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L’aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia ha contribuito ad aumentare il costo della vita, in aggiunta all’ulteriore rialzo dei tassi d’interesse deciso dalla Banca centrale europea. Per cercare di arginare l’inflazione, infatti, la BCE aveva varato a luglio un aumento di 50 punti base, dopo undici anni in cui i tassi d’interesse erano rimasti stabilmente nulli, e a settembre ha disposto un ulteriore aumento di 75 punti.

Vediamo, quindi, cos’è l’inflazione, come funziona, in che modo fa svalutare il tuo denaro e cosa sta succedendo a inflazione e tassi d’interesse oggi.

Che cos’è l’inflazione?

Inflazione è il termine utilizzato per descrivere l’aumento dei prezzi nel corso del tempo. Il tasso di inflazione misura la velocità con cui i prezzi di beni e servizi aumentano.

Questo valore permette di quantificare, inoltre, la diminuzione del potere d’acquisto del denaro nel tempo, un dato che si basa sui seguenti termini:

  • Valore nominale: il valore numerico del denaro (quanto vale in teoria).
  • Valore reale: il valore relativo del denaro rispetto ai beni e servizi che si possono acquistare con una determinata somma (quanto vale nella pratica).

Facciamo un esempio. Se hai 100 euro e nel corso dell’anno il tasso d’inflazione è pari al 10%, alla fine dello stesso anno il valore nominale del tuo denaro sarà ancora di 100 euro (in tasca avrai infatti gli stessi 100 euro).

A causa dell’inflazione, però, dopo 12 mesi dovrai spendere 110 euro per comprare ciò che avresti potuto acquistare spendendo 100 euro l’anno precedente.

In altre parole, i tuoi 100 euro iniziali valgono il 10% in meno rispetto a un anno fa.

Come viene misurata l’inflazione?

L’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) rileva ogni mese il prezzo di un paniere di beni e servizi. Il prezzo complessivo di questo paniere viene confrontato con quello dell’anno precedente e il tasso di inflazione corrisponde alla variazione percentuale del prezzo. I prodotti e servizi che compongono il paniere utilizzato dall’ISTAT per misurare l’inflazione variano di anno in anno in base ai consumi degli italiani.

L’inflazione è misurabile sulla base di tre diversi indici:

  • L’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC): prende in considerazione i consumi delle famiglie presenti in Italia complessivamente.
  • L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA): viene rilevato allo scopo di restituire una misura dell’inflazione che sia comparabile a quella degli altri stati membri dell’UE e si basa su un framework concettuale, tecnico e metodologico comune. Dal marzo 2012, l’Istat rileva anche l’indice IPCA a tassazione costante (IPCA-TC), che utilizza indici di prezzo al netto di eventuali variazioni delle imposte indirette (IVA, accise e imposte su prodotti specifici).
  • L’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI): si basa sui consumi delle famiglie con un lavoratore dipendente non operante nel settore agricolo.

Nel 2021, gli indici nazionali NIC e FOI sono stati calcolati in base ai prezzi di un paniere di 1.731 prodotti rappresentativi di quelli consumati da tutte le famiglie, dai generi alimentari comuni come la pasta e il pane al trasporto aereo passeggeri, dalla benzina ai computer, fino ai prezzi dei bar. Per l’indice IPCA, il paniere è stato costruito includendo 1.751 prodotti.

Perché è importante rilevare diverse misure dell’inflazione? L’indice NIC si usa per misurare l’inflazione nazionale, mentre il FOI, al netto dei tabacchi, è utilizzato per adeguare i valori monetari e rivalutare, ad esempio, gli affitti o gli assegni da corrispondere al coniuge separato.

Come è cambiata l’inflazione nel tempo?

La BCE fissa al 2% il target di inflazione, implementando politiche monetarie e variando i tassi di interesse affinché la soglia non venga superata.

Secondo i dati resi noti dall’ISTAT, raggiungendo l’8%, a giugno 2022 l’inflazione su base annua in Italia ha segnato un record negativo che non si registrava dal 1986. Ad ogni modo, negli ultimi tre mesi, l’indice NIC è ulteriormente aumentato, portando il dato su base annua a toccare il valore dell’8,9% – una percentuale record che non si raggiungeva dagli anni ’80.

Il risultato è dovuto a una combinazione di fattori, tra cui l’aumento dei prezzi dell’elettricità e del gas (il cosiddetto caro bollette), della benzina, e il caro prezzi dei generi alimentari, in parte dovuto alla guerra in Ucraina.

Inflazione e rincari: quali prezzi sono aumentati di più nel 2022?

Il tasso di inflazione indica l’aumento medio dei prezzi, ma alcuni prodotti e servizi hanno registrato rincari superiori alla media.

Vediamo alcuni dei beni di consumo i cui prezzi hanno subito le maggiorazioni più elevate nel corso dell’ultimo anno:

I consumatori si sono inoltre trovati a dover fare i conti con la cosiddetta “shrinkflation”, ovvero la riduzione del formato dei prodotti non accompagnata da una corrispondente diminuzione del loro prezzo. Il termine è un composto delle due parole inglesi “shrink”, che significa restringere, e “inflation”, ossia “inflazione”.

Ultimamente il fenomeno è stato al centro del dibattito pubblico in quanto comporta il rischio che i consumatori non si rendano conto di pagare un prezzo più alto in rapporto alla quantità di prodotto acquistata.

Leggi anche: Supermercati più economici in Italia (2022): dove conviene fare la spesa

Perché l’inflazione è un problema?

La BCE ha fissato l’obiettivo di inflazione simmetrico al 2% poiché un’inflazione elevata può ripercuotersi negativamente sull’economia di un Paese.

Il termine “iperinflazione” si riferisce a un tasso di inflazione fuori controllo, generalmente superiore al 50% su base mensile. Il fenomeno si verifica spesso quando si registra un significativo aumento dell’offerta di moneta non accompagnato da una crescita economica.

L’iperinflazione si traduce in una rapida svalutazione della moneta locale rispetto alle valute estere, generalmente inducendo i consumatori ad acquistare beni durevoli, come gli elettrodomestici, in modo da evitare di comprarli a prezzi più elevati in futuro.

Questa dinamica crea un circolo vizioso di rincari, che può arrivare a provocare un tracollo economico, come è avvenuto in Zimbabwe.

Come viene regolata l’inflazione in Italia?

La BCE utilizza i tassi di interesse per controllare l’inflazione. Tassi di interesse più alti comportano un aumento dei costi associati ai prestiti e incrementano l’attrattiva del risparmio. Entrambi questi fattori inducono i cittadini a spendere meno.

I prezzi rappresentano teoricamente una funzione della domanda e dell’offerta: se la domanda di prodotti e servizi diminuisce, allora i prezzi dovrebbero aumentare meno rapidamente, rimanere invariati o addirittura diminuire.

Come anticipato, negli ultimi 11 anni i tassi di interesse in Italia si sono attestati su valori minimi rispetto al passato, al di sotto dell’1%. Tuttavia, la BCE ha già aumentato i tassi di interesse in due occasioni da luglio, e attualmente il tasso principale è pari all’1,25%.

La BCE ha annunciato inoltre nuovi aumenti nei prossimi mesi per continuare a ridurre l’inflazione. “Nei prossimi incontri il consiglio direttivo si aspetta di alzare ancora i tassi per smorzare la domanda e proteggere dal rischio di una persistente revisione al rialzo delle aspettative dell’inflazione”, spiega l’istituto in un comunicato.

Come fa l’inflazione a svalutare il tuo denaro?

Dal 1997, l’inflazione in Italia era stata in media di poco superiore al 2% all’anno, il che significa che ci sarebbero voluti più di 30 anni prima che il valore reale del denaro si dimezzasse.

Tuttavia, in base all’attuale tasso di inflazione dell’8,9% (con riferimento agli ultimi dati disponibili, ovvero quelli di settembre 2022), il valore reale del denaro si ridurrebbe nella stessa misura in soli otto anni.

Se ridurre le spese per i beni di uso quotidiano può aiutare le famiglie a contenere l’impatto di un’inflazione elevata, non vale lo stesso per il denaro depositato nei conti di risparmio.

Sebbene anche i mercati azionari possano risentire dell’inflazione elevata, storicamente investire in azioni ha prodotto rendimenti superiori a quelli degli investimenti in contanti.

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