Bear market vs bull market: significato e differenze

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Pubblicato: 01/05/2024, 09:00 am

Benedetta Giuliani
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Se segui le notizie finanziarie, avrai senz’altro notato che nel lessico degli investimenti i mercati vengono spesso descritti con i termini “bull market” (mercato toro) e “bear market” (mercato orso). L’espressione bear market indica un calo generalizzato dei titoli del 20% o superiore, mentre bull market descrive una crescita significativa del mercato.

Attraversare entrambe le fasi è inevitabile, in quanto fanno parte del naturale ciclo di vita del mercato azionario: per questo motivo, sapere cosa aspettarsi è fondamentale ai fini dello sviluppo di una strategia di investimento efficace. Nell’articolo ci concentriamo sul significato di bull e bear market e sulle differenze tra i due fenomeni, chiarendo come valutare il mercato per stabilire se attraversi una fase di bull o di bear market.

Cos’è il bear market?

Si parla di bear market quando i prezzi dei titoli dei principali indici di mercato, come l’S&P 500 o il Dow Jones industrial average (DJIA), scendono di almeno il 20% rispetto ai valori massimi più recenti. Si tratta di un fenomeno diverso da quello della correzione di mercato, che consiste in un calo pari ad almeno il 10% e tendenzialmente ha una durata molto più breve. In genere, le correzioni non danno impulso a vere e proprie fasi di bear market. Quando invece sfociano nel bear market, il calo medio è del 32,5% rispetto al picco massimo più recente raggiunto dal mercato.

Il bear market è spesso causato da un rallentamento dell’economia e dall’aumento del tasso di disoccupazione. Durante queste fasi, il sentiment degli investitori è in genere negativo riguardo alle prospettive del mercato azionario e le variazioni che ne derivano possono introdurre una recessione. Questo non significa che il bear market preluda sempre a una recessione. Nel corso della storia contemporanea, ad ogni modo, circa il 70% delle recessioni sono state precedute da una fase di bear market.

Durante il bear market, non è raro che gli investitori vogliano liquidare i propri asset per proteggere il capitale, per disporre di liquidità o per spostare le proprie partecipazioni su investimenti più sicuri. Questo fenomeno può avere l’effetto collaterale di innescare una fase di sell-off, determinando un ulteriore ribasso dei prezzi dei titoli. In queste condizioni di mercato, inoltre, gli investitori possono liquidare le proprie partecipazioni a un prezzo inferiore rispetto a quello pagato, allontanandosi dai propri obiettivi finanziari a lungo termine.

Sebbene le fasi di bear market siano divenute più rare dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, si verificano ogni 5,4 anni circa. Nel corso della vita, ci si può quindi aspettare di attraversare approssimativamente 14 fasi di bear market.

Quanto dura il bear market?

Storicamente, i bear market tendono ad essere più brevi dei bull market. La loro durata media è di soli 289 giorni, ovvero poco meno di 10 mesi.

Alcuni bear market sono durati anni, mentre altri solo pochi mesi. Il più lungo – la Grande Depressione – si è verificato dal marzo 1937 all’aprile 1942, ovvero ha avuto una durata di 61 mesi. Negli ultimi decenni, tuttavia, le fasi di bear market si sono complessivamente ridotte. Nel 1990, ad esempio, si è assistito a un bear market della durata di soli tre mesi.

Dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, il mercato azionario ha impiegato in media circa due anni per riprendersi, ovvero per raggiungere i massimi precedenti. Ma non è sempre così. Il bear market iniziato nel marzo 2020 è stato eccezionalmente breve e si è concluso ad agosto, quando il mercato azionario ha registrato valori record. Nel caso del precedente bear market, la Grande Recessione, invece, la ripresa è avvenuta soltanto dopo circa quattro anni.

È importante notare, tuttavia, che anche durante le fasi di ribasso il mercato azionario può registrare grandi risultati. Ad esempio, negli ultimi due decenni, oltre la metà delle giornate più positive per l’S&P 500 si è verificata durante un bear market.

Cos’è il bull market?

Si parla di bull market quando uno dei principali indici del mercato azionario sale di almeno il 20% rispetto a un minimo recente. In una fase di bull market, i prezzi dei titoli aumentano in modo costante, e il sentiment degli investitori è positivo per quanto riguarda la performance futura del mercato azionario.

Una fase di bull market segnala la solidità dell’economia e generalmente un basso livello di disoccupazione, elementi che infondono ancora più fiducia negli investitori, aumentando di solito la disponibilità di reddito da investire. Questi fattori possono portare a una crescita notevole dei mercati: i prezzi delle azioni salgono in media del 112% durante un bull market.

Quanto dura il bull market?

Il bull market può avere una durata compresa tra pochi mesi e diversi anni, ma tendenzialmente è una fase più lunga rispetto al bear market. Inoltre, si tratta di un fenomeno più frequente: il 78% degli ultimi 91 anni è stato interessato da fasi di bull market.

La durata media del bull market è di 973 giorni, ovvero 2,7 anni. La più lunga fase di bull market è durata dal 2009 al 2020 e ha portato a una crescita dei titoli superiore al 400%.

Bull e bear market: come investire

In genere il bull market non è fonte di preoccupazione per gli investitori, mentre il bear market è associato a un clima di ansia e di incertezza. Come affrontare una fase di bear market, tuttavia, dipende dall’orizzonte temporale dei tuoi investimenti.

Se hai obiettivi finanziari a lungo termine

Se hai tra i 20 e i 30 o 40 anni e investi in vista di un obiettivo lontano, come la pensione, cerca di conservare le tue partecipazioni senza disinvestire, indipendentemente dalle condizioni di mercato. Se hai composto un portafoglio ben diversificato, la tua strategia di investimento è pensata per affrontare sia le fasi di bull sia quelle di bear market.

La tentazione di liquidare i propri investimenti per evitare di perdere denaro durante una fase di bear market può essere molto forte, ma la vendita non fa altro che rendere permanenti le perdite subite. In questo caso, dovrai identificare il momento più opportuno per rientrare nel mercato azionario.

Il tempismo nel mondo degli investimenti è una questione particolarmente delicata, in quanto non si può mai sapere quando il mercato raggiungerà il suo minimo. Secondo una ricerca della Charles Schwab, convertire i propri investimenti in liquidità anche solo per un mese nel tentativo di capire quando rientrare nel mercato può ridurre i rendimenti di oltre il 30% rispetto a quanto accade per chi, al contrario, mantiene l’investimento per lo stesso periodo di tempo.

Piuttosto, è sempre meglio pensare al bear market come a un’opportunità: quando si ragiona in un orizzonte temporale di lungo periodo, i ribassi offrono la possibilità di trarre profitto dal calo dei prezzi delle azioni prima di una ripresa. Inoltre, sviluppando un piano di accumulo del capitale (PAC), ossia investendo a intervalli regolari anziché in un’unica soluzione, è possibile ridurre la spesa per l’acquisto delle singole azioni.

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Infine, se da un lato è bene evitare di svendere le proprie partecipazioni durante una fase di bear market, dall’altro un mercato ribassista potrebbe rappresentare un’occasione per rivedere la propria strategia d’investimento, al momento della ripresa del mercato. Potresti infatti renderti conto che la tua tolleranza al rischio è inferiore rispetto a quanto pensassi.

Se sei vicino ai tuoi obiettivi finanziari

Se ti avvicini alla fine del tuo orizzonte temporale di investimento (ovvero se ti manca qualche anno alla data in cui prevedi di andare in pensione), ti resta meno tempo per riprenderti da eventuali fasi di bear market. Sappiamo che storicamente il mercato si è ripreso da ogni fase ribassista, tuttavia potresti non avere a disposizione due anni, ossia l’arco di tempo che separa, in media, un bear market dalla fase di ripresa.

Per questo motivo i consulenti finanziari consigliano di rivedere il proprio portafoglio periodicamente così da modificare l’allocazione e riequilibrare le posizioni, se necessario.

Se sei in pensione

Quando non dispongono più di un flusso di reddito continuo, molti investitori orientano le proprie strategie verso la conservazione anziché verso la crescita. Di solito, questo approccio si traduce in una politica di investimento più prudente, basata sulla liquidità, sulle obbligazioni e sui titoli a reddito fisso.

Durante una fase di bear market o quando l’inflazione è elevata, si rischia di prelevare dai propri risparmi più di quanto non ci si possa permettere, rimanendo così a corto di denaro. Per limitare questo problema si può ricorrere alla cosiddetta regola del 4%.

Secondo la regola del 4% durante il primo anno di pensionamento si può prelevare senza correre grossi rischi il 4% delle proprie risorse finanziarie. Successivamente, è possibile attingere ogni anno ai propri risparmi nella stessa misura, adeguando la cifra all’inflazione, senza correre il rischio di esaurire le risorse per almeno 30 anni e, in alcuni casi, addirittura per 50. La ricerca che ha elaborato la regola del 4% ha inoltre dimostrato che il principio si applica sia alle fasi di bull market sia a quelle di bear market.

Al netto di queste osservazioni, puoi sempre scegliere di prelevare solo il 3% del tuo portafoglio, se i rendimenti del mercato azionario ti preoccupano particolarmente e sei in pensione. Un consulente finanziario o un esperto in materia fiscale possono aiutarti a individuare la percentuale più adatta al tuo patrimonio e alla tua tolleranza al rischio.

Per saperne di più leggi la nostra guida completa su come investire.

Bull market vs bear market: conclusioni

Le fasi di bear market possono preoccupare gli investitori, ma non sono altro che una componente naturale del ciclo economico e spesso consentono di accrescere i rendimenti. Un portafoglio ben costruito, sviluppato in base ai tuoi obiettivi finanziari, può prepararti ad affrontare con tranquillità tutte le fasi che caratterizzano l’andamento di un mercato.

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