BTP 2047: quotazione, storico e rendimento

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Aggiornato: 20/05/2023, 03:26 am

Giulia Adonopoulos
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I BTP 2047, titoli di Stato con durata trentennale collocati a febbraio 2016, sono tra i BTP più popolari.

L’acronimo BTP, ormai lo sappiamo, sta per buoni del tesoro poliennali. I Buoni sono tanti, sono diversi: hanno varie caratteristiche, distinte funzioni, e soprattutto non hanno sempre tutti la stessa durata. Dai 3 ai 5 anni, dai 10 ai 20, fino a oltre 50 anni, la vita di un Buono del Tesoro può cambiare, portando con sé tutta una serie di conseguenze.

Caratterizzati da un rendimento netto del 4,09% e da una cedola semestrale al 2,70%, i Btp Tf 2,7% Mz47 Eur (ISIN: IT0005162828) scadranno a marzo 2047 (da cui la sigla Mz). Cerchiamo di capire come funzionano, qual è il loro rendimento, e se ci conviene acquistarli.

BTP 2047: cosa sono e come funzionano

I BTP 2047 sono i buoni del Tesoro trentennali: sono stati emessi il 5 febbraio 2016 e scadranno il 1° marzo 2047. Al momento dell’emissione, l’importo piazzato era pari a 960 milioni di euro, con un rapporto domanda/assegnazione pari a 2,64. I BTP più famosi – per capirci quelli su cui si calcola lo spread – hanno durata decennale, ma ce ne sono alcuni più brevi, fino ad una durata minima di tre anni. Più è lunga la durata, più è rischioso l’investimento e di conseguenza è più alta la remunerazione. Inoltre, per i BTP 2047 il valore delle cedole è costante (al contrario, ad esempio dei BTP Futura, per i quali è previsto un meccanismo step-up, con cedole crescenti nel tempo). L’interesse annuo lordo del BTP 2047, pari al 2,70%, viene pagato ogni sei mesi, il 1° marzo e il 1° settembre, per tutta la durata del prestito.

I BTP si possono acquistare in banca aprendo un “dossier titoli”, anche attraverso i servizi online della banca, oppure si può andare a Poste Italiane e prendere appuntamento con un consulente finanziario.

BTP 2047, rendimento e quotazione

Ad oggi, i BTP 2047 hanno un rendimento netto del 3,98% (un lordo di 4,4%) e gli investitori vengono remunerati attraverso una cedola semestrale netta dell’1,35%. Nel corso 2022 il BTP 2047 ha registrato un forte calo di rendimento passando dal prezzo di 114,400 euro di gennaio (con volume di scambio pari a 1.526.000) al prezzo di 71,19 euro del 12 ottobre (con volume di scambio pari a 4.036.000). A pesare – come per tutti i titoli di Stato – sono stati gli scossoni globali e nazionali: dalla pandemia alla guerra russo-ucraina, passando per la crisi di governo e il passaggio dal governo Draghi al governo Meloni. Tuttavia, la stabilizzazione della maggioranza, con il nuovo esecutivo a trazione FdI, ha portato la quotazione ad un nuovo picco di 83,49 euro con volume di scambio pari a 3.466.000. Il valore del BTP 2047 ha continuato ad oscillare tra gennaio e marzo, scendendo di valore e ondeggiando, nell’ultimo mese, in una forchetta tra i 72 ed i 75 euro.

Al momento della scrittura, il prezzo alla chiusura è di 75,43 euro. Per valutare il rendimento del BTP 2047 bisogna inoltre considerare una serie di fattori, che esulano dalle condizioni offerte all’acquisto e dai movimenti del mercato. In particolare, bisogna tenere conto degli oneri economici come i costi di apertura del conto titoli presso la banca, l’applicazione dell’imposta di bollo e la tassazione applicata (che è del 12,5%, come per tutti i titoli che vengono emessi dallo Stato).

I rischi di investire in BTP 2047

In generale, l’acquisto di titoli di Stato pluriennali è dettato da esigenze di protezione del risparmio: chi li acquista vuole tutelare il proprio capitale rispetto al rischio inflazione. Negli anni passati – con l’inasprirsi del debito pubblico italiano e l’instabilità politica che ha caratterizzato la maggior parte delle passate legislature, insieme a congiunture economiche globali che potremmo definire “sfortunate” – il valore dei BTP si è progressivamente abbassato. Nell’ultimo periodo però la graduale crescita dei rendimenti accende una speranza: che i titoli obbligazionari diventino sempre più convenienti. Questo discorso ovviamente tocca anche i BTP 2047, le cui caratteristiche peculiari, però, necessitano di una specifica ulteriore. Questi buoni del Tesoro, infatti, sono convenienti per chi detiene i titoli fino alla loro scadenza naturale.

La vendita prima della scadenza, infatti, comporta per l’investitore un’esposizione più alta al rischio di mercato, oltre alla perdita degli interessi maturati dal momento dello stacco dell’ultima cedola. Come valutare concretamente se mi conviene investire in un BTP 2047? Innanzitutto, leggere le previsioni sul BTP 2047 e le condizioni offerte dai buoni del Tesoro, guardando bene il prezzo, al rendimento offerto, e le commissioni applicate dall’istituto di credito. Bisogna considerare poi anche il prezzo di negoziazione del titolo (TEL) che comprende anche le cedole maturate: sarà il prezzo che pagheremo per comprare il titolo di Stato. Infine, bisogna calcolare il fattore tempo e capire quanto possiamo effettivamente guadagnare, mettendo a confronto il rendimento da BTP 2047 con quello di altri strumenti d’investimento.

Domande frequenti

Qual è il rendimento dei BTP 2047?

Ad oggi, questi buoni del Tesoro hanno un rendimento netto del 3,98% (un lordo di 4,4%) e gli investitori vengono remunerati attraverso un tasso cedolare semestrale dell’1,35%.

Quanto rendono i BTP trentennali?

Come per tutti i BTP, l’andamento dei BTP trentennali dipende da una serie di fattori capaci di influenzare il mercato: la situazione economica interna ed internazionale, gli scenari geopolitici di crisi, l’instabilità politica.

Conviene comprare BTP 2047 oggi?

Nell’ultimo periodo la graduale crescita dei rendimenti fa sperare che in generale tutti i titoli obbligazionari diventino più convenienti rispetto al passato. Questo discorso vale anche per i BTP 2047, che però a differenza di altri buoni del Tesoro risultano “adatti” per chi detiene i titoli fino alla loro scadenza naturale.

Quali sono i rischi dei BTP?

La vendita prima della scadenza potrebbe comportare per l’investitore un’esposizione più alta al rischio di mercato, oltre alla perdita degli interessi maturati dal momento dello stacco dell’ultima cedola

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