Spread BTP-Bund: cos’è, come funziona, cosa significa

Collaboratore

Pubblicato: 06/04/2023, 02:02 pm

Giulia Adonopoulos
editor

Revisione di

Nota della redazione: Forbes Advisor potrebbe guadagnare una commissione sulle vendite realizzate dai partner grazie ai link contenuti in questa pagina. Le opinioni e le valutazioni dei nostri redattori non sono in alcun modo influenzate da tali accordi commerciali.

Lo spread non deve salire. Non è un remake del celebre romanzo di Stephen King (‘Misery non deve morire’), ma l’imperativo che i mercati rivolgono ad ogni governo, agitando lo spauracchio dello spread tra Bund e BTP, cioè la differenza tra i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi e italiani. Lo spread infatti è ormai da anni il termometro della fiducia dei mercati nei confronti dell’Italia, l’unità di misura della sua solidità finanziaria. Se sale è male, se sale oltre una certa soglia è molto male: impatta sulle finanze pubbliche e su quelle delle famiglie, sui mutui, sulle imprese, sull’intero ciclo di crescita economica del paese. Ma perché? Cos’è effettivamente lo spread Btp-Bund, come funziona e com’è oggi? In questo articolo cerchiamo di spiegarlo in maniera semplice.

Cos’è lo spread BTP/Bund

Letteralmente, ‘spread’ significa ampiezza. Un termine vago, che però nel linguaggio dei mercati assume un significato più preciso: ‘differenziale’. Indica cioè la differenza tra i rendimenti dei titoli di Stato italiani (cioè i BTP) e i titoli di Stato tedeschi (cioè i Bund), utilizzati come benchmark per via della forte stabilità finanziaria di cui gode la Germania.

Da anni ormai la differenza con i titoli tedeschi misura la fiducia dei mercati in Italia, e in generale in Europa. Il rendimento di un titolo di Stato indica infatti quanto un paese viene percepito stabile: un rendimento basso significa che gli investitori ritengono che quel paese sarà in grado di ripagare facilmente i suoi debiti – come è appunto la Germania – mentre, viceversa, un rendimento alto significa che ci sono dei dubbi sulla stabilità dello Stato. La sigla BTP sta per Buoni del Tesoro Poliennali, cioè titoli obbligazionari a medio-lungo termine emessi dallo Stato italiano – dal ministero dell’Economia – con un procedimento chiamato asta marginale che si svolge normalmente due volte al mese, per finanziare la spesa e gli investimenti pubblici. La scadenza di questi titoli può variare, da 18 mesi e fino ai 50 anni. Chi li acquista è ripagato con una cedola semestrale e alla scadenza dell’obbligazione riceverà invece il capitale investito. Avremo dunque BTP a 10 anni, ma avremo anche i buoni di più lunga scadenza, come i BTP 2037, emessi nel 2005 e che scadranno nel 2037 (durata: 32 anni).

Spread BTP/Bund: come si calcola

Quando si tratta di misurare la differenza tra BTP e Bund, anche piccole differenze tra rendimenti hanno effetti significativi sui mercati obbligazionari e in generale su tutte le transazioni globali. Ecco perché, per calcolare il differenziale, si usa un’unità di riferimento ancora più piccola del punto percentuale: il punto base (detto anche basis point o bp). Un punto base è pari a un centesimo di punto percentuale, quindi è uguale allo 0,01%.

Lo spread è il risultato della differenza tra il tasso di rendimento dei BTP e quello dei Bund. Ma come si calcola, concretamente? Si prende un Btp con scadenza a 10 anni e si calcola quale sarà il suo rendimento al giorno della scadenza. Si fa lo stesso calcolo con il Bund tedesco, vedendo ancora una volta il rendimento alla scadenza. Se il tasso di rendimento BTP, ad esempio, è al 4% e quello dei Bund è dell’1%, lo scarto sarà pari al 3%, ossia a 300 punti base. Significa quindi che lo Stato italiano dovrà pagare il 3% di interessi in più rispetto a quello tedesco su titoli di pari durata. In altre parole: per reperire lo stesso denaro dai mercati, lo Stato italiano deve essere disposto a concedere un rendimento più alto agli investitori per “convincerli” ad acquistare i titoli di debito e quindi a finanziare lo Stato italiano.

Come funziona lo spread BTP/Bund

Il mercato investe nei titoli di Stato italiani. Ma da chi è composto il mercato? Da tutti. Chiunque può acquistare titoli di Stato: le banche, i singoli cittadini, le famiglie, le imprese, anche la Banca centrale europea (tranne nel caso dei BTP Futura, rivolti esclusivamente agli investitori retail).

Questi investitori dunque comprano i BTP e così facendo “prestano” soldi allo Stato, che si “indebita” con il mercato. Se lo Stato italiano mostra di essere stabile, allora sarà capace di pagare gli interessi sul proprio debito (cioè sui titoli di Stato emessi) e la differenza Btp-Bund stazionerà su un livello stabile. Nel caso in cui l’Italia dovesse dimostrarsi instabile – come accade ogni volta che si presenta una crisi di governo che rende incerta la maggioranza e quindi più lungo e difficile l’iter decisionale su temi essenziali, come ad esempio le riforme o il Pnrr – lo spread aumenta, perché sarà più difficile per l’Italia riuscire a ripagare il proprio debito. Nello specifico, si parla di “rischio sovrano” quando l’affidabilità di un investimento a lungo termine – come è appunto il BTP decennale – diminuisce e l’economia di un Paese viene gravata  dal peso del debito pubblico.

Spread BTP/Bund oggi: andamento e previsioni

Nel 2011 la distanza tra Bund e BTP sembrava incolmabile: il Paese viaggiava sulla soglia record dei 575 punti base, pericolosamente vicino al default. Ma questo accadeva più di dieci anni fa. E oggi? In questa settimana staziona sui 180 punti circa, ma nell’ultimo anno le oscillazioni sono state piuttosto ampie, sfiorando il tetto dei 250 punti. Questo perché – come abbiamo visto – lo spread BTP-Bund (come anche il mercato) è sensibile agli imprevisti e ai cambiamenti, entrambi fattori che hanno caratterizzato il 2022, tra gli ultimi colpi di coda del Covid, l’esplosione del conflitto in Ucraina – che ha portato con sé il balzo dei prezzi dell’energia, l’aumento dell’inflazione e quindi una politica monetaria severa da parte delle banche centrali – e il passaggio di testimone in Italia dal governo guidato da Mario Draghi a quello a trazione FdI di Giorgia Meloni. Vediamo i movimenti principali.

A dicembre 2021 Sergio Mattarella viene eletto di nuovo, ricevendo il secondo mandato come Presidente della Repubblica: i mercati reagiscono bene, Piazza Affari chiude in rialzo, lo spread è sotto quota 130 punti. A luglio 2022, però, cade il Governo Draghi: allora presidente del Consiglio, l’ex governatore della Bce Mario Draghi si dimette e lo spread vola immediatamente a 230 punti base, con le obbligazioni italiane che rendono quanto quelle greche. Si apre la campagna elettorale, si va verso le elezioni a settembre e lo spread resta per mesi sopra la soglia dei 200 punti. Il 26 settembre 2022 è il “day after”: il centrodestra vince e ha i numeri per governare, guidato da Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni premier: i mercati tengono, lo spread si abbassa rispetto alle oscillazioni estive ma rimane alto a 236 punti. A ottobre arriva il Def, cioè il documento che aggiorna le previsioni economiche e di finanza pubblica e che traccia gli obiettivi programmatici che il governo intende raggiungere con la manovra di bilancio, la prima dell’esecutivo Meloni. Lo spread risale di nuovo e tocca i 250 punti. Resterà altalenante tra i 200 pb fino a dicembre, stretto nella morsa delle discussioni sulla Manovra e sulle incertezze ancora legate allo scenario internazionale e ai prezzi del gas. Da novembre inizia gradualmente a scendere: il Palazzo Chigi mostra di una maggioranza solida per poter decidere e fare le riforme (soprattutto quelle necessarie al Pnrr), la pressione inflazionistica inizia ad abbassarsi, e  nonostante gli smottamenti che arrivano da oltreoceano con il crack della Silicon Valley Bank e dalla Svizzera con il crollo di Credit Suisse, il sistema bancario italiano dà prova di essere resiliente. Oggi, 5 aprile 2023, la seduta si chiude con lo spread a 181 punti.

Un anno di spread BTP-Bund, dati Borsa Italiana

Cosa succede se aumenta lo spread

Se lo spread aumenta, significa che è diminuita la fiducia di chi acquista i titoli di Stato: l’investimento è considerato più rischioso di quanto fosse in precedenza. Più è ampio lo scarto tra BTP e Bund, più aumenta la diffidenza sulla capacità dell’Italia di pagare gli interessi sul suo debito. Lo spread BTP-Bund quindi aumenta in maniera proporzionale all’insicurezza dei mercati sulla stabilità del nostro paese. Ma il costo del finanziamento dello Stato non aumenta immediatamente: i titoli in circolazione infatti scadono un po’ alla volta e dunque l’aumento di costo si realizza gradualmente man mano che lo Stato si deve indebitare per finanziare nuovo disavanzo o per rinnovare i vecchi titoli che sono in scadenza. Secondo l’Osservatorio dei Conti pubblici italiani, un aumento di 100 punti base dei tassi di interesse su tutti i titoli pubblici (sia a breve che a medio e lungo termine) si traduce in un maggior costo per lo Stato di 2 miliardi nel primo anno, 4,5 nel secondo, 6,6 nel terzo, via via crescendo fino a 22 miliardi.

Come incide lo spread sulle tue finanze

Uno spread alto significa in media più tasse e/o minori servizi pubblici, perché lo Stato viene percepito come meno affidabile e quindi deve compensare gli investitori del rischio che si assumono investendo nel suo debito. La perdita di fiducia tende poi a sfociare nel rifiuto, da parte del mercato, di comprare i titoli perché considerati troppo rischiosi. Fu quello che accadde con la cosiddetta “crisi dei debiti sovrani” in Grecia, Irlanda e Portogallo, e stava per succedere anche in Italia nel 2011, quando lo spread sfiorò il tetto dei 600 punti base.

La perdita di accesso al mercato porta con sé una prima conseguenza: lo Stato non ha più i mezzi finanziari per far fronte alle proprie obbligazioni e deve chiedere credito ad altri Stati o a enti sovranazionali (andando così incontro al commissariamento). Ma uno spread BTP-Bund alto non significa solamente questo. L’aumento infatti agisce anche sul sistema bancario, e lo fa attraverso due canali: il primo è l’aumento del costo della raccolta delle banche, in particolare di quella obbligazionaria. Un eventuale default dello Stato infatti avrebbe conseguenze molto negative sugli istituti di credito, soprattutto su quelli che possiedono numerosi titoli di Stato. Se aumenta il costo della raccolta per le banche, allora queste ultime saranno costrette ad aumentare il costo del denaro per le famiglie e le imprese, facendo decollare il costo dei nuovi mutui (ma non di quelli già stipulati), siano essi a tasso fisso o tasso variabile, e il costo dei finanziamenti alle aziende. Rispetto a quest’ultimo punto, è sempre molto alto il rischio di innescare un circolo vizioso: i capitali costano di più e frenano gli investimenti delle aziende, portando così ad una potenziale diminuzione delle prospettive di crescita dell’economia in generale.

Domande frequenti

Cosa è lo spread spiegato in modo semplice?

Lo spread è la differenza tra quanto costa investire nel debito di uno Stato e quanto costa investire nel debito della Germania, presa come punto di riferimento perché è il paese che viene percepito come il più finanziariamente stabile di tutta l’Unione europea.

Qual è lo spread di oggi?

Oggi, 5 aprile 2023, lo spread BTP-Bund ha aperto a 182 punti. Nell’arco della seduta ha oscillato tra 174 punti di minima e i 184 punti di massima, e ha chiuso a 181 punti, con i rendimenti BTP decennali a +3,94% (contro i rendimenti Bund decennali a +2,13%).

Cosa vuol dire spread BTP Bund?

Lo spread tra Btp e Bund è specificamente il calcolo della differenza tra i titoli di Stato a rendimento decennale italiani e gli stessi titoli tedeschi, rispettivamente i BTP, cioè i buoni del tesoro poliennali emessi dal ministero dell’Economia italiano, e i Bund, cioè i Bundesanleihen, ossia i titoli emessi dal governo tedesco.

Chi ha lo spread più alto in Europa?

Il podio dello spread in Ue spetta all’Ungheria, oltre i 600 punti base, seguita dalla Repubblica Ceca, a circa 250 punti base, e infine dall’Italia, stabile sui 180 punti base. La Spagna per ora viaggia sul filo del rasoio, con uno spread Bonos-Bund fermo a 100 punti base.

Quanto dovrebbe essere lo spread?

Non esiste un limite massimo alla differenza con i Bund tedeschi, ma generalmente la soglia da non superare per evitare rischi sui mercati è quella del 100%.

Cosa succede ai BTP se lo spread sale?

Se lo spread e il rendimento dei titoli obbligazionari come i BTP cresce, si avrà un impatto tendenzialmente negativo sul prezzo del titolo, che è elevato in maniera proporzionale alla vita residua del titolo.

Forbes Advisor informa i suoi lettori a scopo puramente educativo. Data l'unicità della situazione finanziaria di ciascun utente, i prodotti e i servizi da noi recensiti potrebbero non risultare adatti alle esigenze di ognuno dei nostri lettori. Non offriamo servizi di consulenza finanziaria, di advisory o di intermediazione, né raccomandiamo o consigliamo ai singoli di acquistare o vendere particolari azioni o titoli. Le informazioni relative alla performance di un asset finanziario possono subire variazioni rispetto al momento della loro pubblicazione. L’andamento registrato in passato da titoli e azioni non è indicativo rispetto al futuro.