Cos’è il private equity

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Pubblicato: 20/11/2023, 04:45 pm

Giulia Adonopoulos
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Dall’acquisto di partecipazioni in imprese non quotate all’attiva partecipazione nella crescita aziendale, il private equity rappresenta una forma di investimento sul mercato. In questa panoramica, esamineremo il significato del private equity, la sua evoluzione storica e il ruolo cruciale dei fondi in questo contesto. Scopriremo come questa forma di investimento va oltre il tradizionale approccio azionario, coinvolgendo gli investitori in modi alternativi per massimizzare i rendimenti.

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Cos’è il private equity: significato

Il private equity (dall’inglese “capitale privato”) è una forma di investimento istituzionale o professionale che consiste nell’investire in società non quotate in borsa. Gli investitori sono spesso costituiti da società di private equity, fondi pensione, istituti finanziari e investitori ad alto patrimonio netto. Questa strategia di investimento implica l’acquisizione di una partecipazione significativa nel capitale di un’azienda, con l’obiettivo di apportare miglioramenti operativi, strategici o finanziari per aumentarne il valore nel tempo.

Il processo di private equity di solito segue diversi passaggi. Inizialmente, i gestori di private equity raccolgono fondi da investitori esterni. Successivamente, utilizzano questi fondi per acquisire partecipazioni in imprese target. Una volta acquisita un’azienda, il team di private equity lavora attivamente con la gestione operativa per implementare cambiamenti che possano portare a una crescita più rapida o a una maggiore efficienza. Questi cambiamenti possono includere ristrutturazioni aziendali, miglioramenti operativi o espansione verso nuovi mercati.

Il private equity è noto per essere un investimento a lungo termine, spesso con un orizzonte temporale di diversi anni. Una volta che l’azienda target è stata migliorata e resa più redditizia, i gestori di private equity cercano di monetizzare il loro investimento attraverso la vendita delle loro partecipazioni. Questa uscita può avvenire attraverso la vendita dell’azienda a un acquirente strategico, attraverso un’offerta pubblica iniziale (IPO) o attraverso altre transazioni di mercato.

Quando nasce il private equity?

Il concetto di private equity ha le sue radici alla fine della Seconda Guerra Mondiale, con la fondazione delle prime società di private equity sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito. Nel Regno Unito, nel 1945, la 3i (Investors in Industry) è stata fondata dalla Bank of England per fornire sia capitale di debito che di rischio alle imprese con alto potenziale di crescita. In parallelo, negli Stati Uniti nel 1946, l’American Research and Development Corporation (ARDC) è stata fondata per offrire sostegno finanziario e non solo alle imprese.

L’adozione di iniziative legislative, come lo Small Business Investment Act del 1958 negli Stati Uniti, ha contribuito a regolamentare e promuovere le attività di private equity, in particolare attraverso le Small Business Investment Companies. La crescita significativa del settore è stata registrata negli anni ’70 e ’80, grazie anche all’Employee Retirement Income Security Act (ERISA) del 1974 che ha regolamentato gli investimenti ad alto rischio dei fondi pensione.

In Italia, l’Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt (AIFI) è stata istituita nel 1986. L’obiettivo generale del private equity è quello di fornire finanziamenti alle imprese per favorire la crescita e, potenzialmente, la quotazione in Borsa.

La storia del private equity, tuttavia, affonda le sue radici anche nelle antiche civiltà, con l’investimento in progetti commerciali che esistevano già in Babilonia, Grecia e Roma, indicando il concetto di rischio e rendimento già presente migliaia di anni fa. L’evoluzione moderna del private equity è stata plasmata dal merchant banking nel XIX secolo, con figure chiave come J.P. Morgan che hanno contribuito a definire molte delle strategie di investimento utilizzate ancora oggi nel settore (coinvolgersi attivamente nella gestione operativa delle imprese acquisite, contribuendo a definire il concetto di “partner strategico” nel private equity).

Cosa sono i fondi private equity

L’attività di private equity va oltre il semplice apporto di capitale di rischio. Essa comprende una serie di attività connesse e strumentali alla vita societaria, come il supporto al management, la condivisione di know-how, esperienze professionali, contatti, e altre relazioni istituzionali.

Il concetto di private equity è inserito nella sfera della finanza alternativa, distaccandosi dalle fonti di finanziamento tradizionali come il credito bancario. Invece di affidarsi al mercato pubblico dei capitali, il private equity si basa sul supporto di investitori privati, risparmiatori, fondi di investimento, e altri soggetti al di fuori del contesto bancario. L’equity, ovvero il capitale proprio di un’azienda, costituisce il fulcro di questo tipo di investimento.

Importante sottolineare che l’investimento tramite private equity non genera debito per l’azienda beneficiaria. A differenza delle opzioni di finanziamento tradizionali, come prestiti bancari o obbligazioni, il private equity si avvale di titoli di capitale che apportano risorse nel capitale proprio dell’impresa senza generare obblighi finanziari. Questa caratteristica offre alle aziende un accesso più rapido e sostenibile alle risorse finanziarie, riducendo la dipendenza da finanziamenti a medio-lungo termine costosi e mitigando il rischio finanziario.

Come funziona il private equity

Il private equity funziona come una forma di investimento in cui i capitali vengono raccolti da investitori istituzionali o privati qualificati con l’obiettivo di acquisire partecipazioni nel capitale di società generalmente non quotate in borsa, note come “target”. Queste imprese, spesso piccole e medie aziende con potenzialità di crescita, hanno bisogno di capitali esterni per avviare o consolidare progetti di espansione e attività innovative.

Il processo di funzionamento del private equity inizia con la raccolta di capitali da parte di investitori qualificati, come ricchi investitori, banchieri, società di assicurazioni, fondi pensione e altri soggetti interessati. Questi capitali vengono quindi utilizzati per acquisire partecipazioni nelle società target, selezionate attraverso un processo di analisi mirato a identificarne le potenzialità di crescita di valore. I fondi di private equity hanno il compito di generare valore per le società target, supportando, ad esempio, la reperibilità di capitale per finanziare la crescita, l’espansione in nuove geografie o settori e la riorganizzazione aziendale.

Il ciclo operativo del private equity si sviluppa in fasi chiave. Inizialmente, c’è un periodo di investimento che dura solitamente cinque anni, durante il quale il fondo entra nel capitale della società target. Successivamente, inizia la fase di disinvestimento o “way-out”, della stessa durata, durante la quale il fondo valorizza le aziende in portafoglio e provvede alla loro liquidazione. Il private equity offre diversi approcci di investimento, come il Seed Capital per le startup, operazioni di LBO (“Leveraged Buyout”) per l’acquisizione e rivendita di aziende migliorate, e “Going Public” per la quotazione azionaria.

Il private equity può assumere diverse forme d’investimento, come il Mezzanine Financing, che rappresenta una forma ibrida tra il private equity e il finanziamento puro.

Una volta acquisite le quote di un’azienda, il fondo private equity può liquidare il suo investimento attraverso diverse modalità, come la quotazione in un listino regolamentato, la cessione ad un’azienda concorrente o un altro fondo di private equity, o la cessione alla stessa società finanziata.

Qual è la differenza tra private equity e venture capital?

La differenza tra private equity e venture capital si concentra principalmente sul tipo di azienda in cui gli investitori decidono di investire. Nel caso del private equity, gli investitori si rivolgono a imprese già mature, con fatturati superiori a 10 milioni, scale-up e imprese con una base di clienti diversificata che mirano a migliorare la performance finanziaria.

Al contrario, il venture capital si orienta verso imprese in fase di avviamento, come le start-up innovative o aziende a rischio di default. I venture capitalist trovano allettante il rischio in quanto si traduce in rendimenti elevati. Questa forma di investimento non si limita a fornire capitale, ma include anche un supporto strategico a livello manageriale per aiutare l’impresa a sfruttare appieno le sue potenzialità.

Sebbene il linguaggio comune possa talvolta confondere i due termini, è importante notare che il venture capital è una specifica categoria all’interno del private equity. Mentre il private equity abbraccia aziende mature, il venture capital si focalizza su progetti e imprese emergenti con forte potenziale di crescita a lungo termine.

Chi può investire in private equity

Il private equity, storicamente riservato a investitori istituzionali e grandi società, ha visto una maggiore apertura a un pubblico più ampio. Investitori privati con capitali più modesti, inclusi i piccoli investitori, ora possono accedere al private equity attraverso diverse modalità, come i fondi di private equity gestiti da società di gestione del risparmio (SGR) o gruppi bancari.

È importante notare che il private equity porta con sé un livello di rischio imprenditoriale, che può essere diretto o indiretto. Pertanto, questi investimenti sono generalmente più adatti a investitori esperti che comprendono la natura complessa e il potenziale impatto del rischio. Il settore delle start-up, ad esempio, può comportare un rischio più elevato di insolvenza, mentre persino partecipando a società consolidate persiste il rischio di difficoltà aziendali o perdita di capitale.

Come investire in private equity

Per investire in private equity, gli investitori possono adottare diverse strategie in base ai propri obiettivi e al profilo di rischio. Un’opzione è il capitale di rischio (venture capital), che finanzia spesso start-up e aziende in fasi iniziali con elevato potenziale di crescita.

Il capitale di crescita coinvolge partecipazioni di minoranza in società mature alla ricerca di finanziamenti per espansione o ristrutturazione. Questa strategia è adatta a imprese in grado di generare ricavi operativi, ma con limitata liquidità per investimenti significativi.

Un’opzione più comune è l’acquisto con leva (leveraged buyout o LBO), che coinvolge l’acquisizione di società mature, spesso quotate, finanziata attraverso una combinazione di capitale proprio e prestiti bancari. Questo modello può comportare cambiamenti di proprietà e gestione, con la società di private equity attivamente coinvolta nella gestione dell’azienda.

Strategie incentrate sul credito privato comprendono il debito direttamente erogato a imprese, prestiti mezzanini e investimenti in situazioni speciali o debito in sofferenza. Queste opzioni offrono agli investitori un modo meno rischioso di partecipare al private equity, diversificando i loro attivi.

Altre opportunità di investimento includono il settore immobiliare, infrastrutture e investimenti di impatto, che mirano a generare un impatto sociale o ambientale positivo insieme a rendimenti finanziari. Inoltre, il mercato privato secondario fornisce liquidità agli investitori consentendo loro di vendere partecipazioni in fondi di private equity.

Quanto si guadagna nel private equity?

Secondo i dati Glassdoor, in Italia lo stipendio medio nel private equity parte da 45.000-65.000 euro per il ruolo di analista con esperienza da uno a tre anni. Si sale a 75.000-120.000 euro per il private equity associate con esperienza da tre a cinque anni.


Ruolo Esperienza Stipendio Base Medio (€)
Private Equity Analyst 1-3 anni 45.000 – 65.000
Private Equity Associate 3-5 anni 75.000-120.000
Vice President 5-10 anni 170.000 – 190.000
Managing Director 10-15 anni 200.000 – 250.000
Partner 15+ anni 250.000 – 600.000
Fonte dati: Glassdoor

Le cifre fornite nella tabella sono indicative e possono variare notevolmente in base a diversi fattori, tra cui le dimensioni del fondo, la regione geografica, il settore di focus del private equity, e le performance individuali. Tra l’altro, non sono indicati bonus a fine anno e quote carry (carried interest, partecipazione agli utili ottenuti dagli investimenti del fondo. La quota carry non viene percepita tutti gli anni), che possono arrivare ad essere anche il 100% o più dello stipendio annuale per posizioni con un alto livello di esperienza. I bonus cash a fine anno e le quote carry sono ovviamente crescenti in base al livello di seniority (es. Private Equity Analyst entry-level avrà bonus del 20% a fine anno della RAL annuale; Managing Director anche del 100% della RAL annuale).

Domande frequenti

Come investe un fondo di private equity?

Un fondo di private equity raccoglie fondi da investitori qualificati, che vengono impiegati per acquisire partecipazioni in imprese non quotate. L’obiettivo è generare valore attraverso strategie come riorganizzazioni e espansioni. Il ciclo operativo comprende un periodo di investimento seguito dalla monetizzazione delle partecipazioni.

Cosa fa chi lavora in private equity?

Chi lavora in private equity si impegna nell’acquisizione e nella gestione di partecipazioni in imprese non quotate. Le responsabilità includono la raccolta di capitali, l’analisi di opportunità di investimento e la collaborazione con le aziende per migliorarne le performance. Il lavoro spazia dalla fase di investimento a quella di uscita, cercando di massimizzare il rendimento dell’investimento.

Quanti private equity ci sono in Italia?

I private equity che investono in Italia e hanno sede nel nostro paese sono più di 50. Se contiamo tutti i private equity che investono in Italia compresi quelli che hanno headquarter all’estero, arriviamo a più di 130 (Fonte: Arx).

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