Diversificazione: come funziona e perché è una strategia utile

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Aggiornato: 02/07/2024, 04:20 pm

Benedetta Giuliani
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La diversificazione del portafoglio è una strategia di investimento utilizzata allo scopo di gestire al meglio il rischio. Piuttosto che investire in un’unica società, industria, settore o asset class, gli investitori diversificano puntando su diversi tipi di investimenti.

Distribuendo i propri fondi tra aziende di grandi e piccole dimensioni, a livello nazionale e all’estero, tra azioni e obbligazioni, gli investitori si proteggono dai rischi associati alla concentrazione di tutte le risorse su un unico asset.

In questo articolo esploriamo il concetto di diversificazione, spiegando cos’è, come funziona e come perseguire questa strategia per ridurre il rischio negli investimenti. Troverai anche le risposte ad alcune delle domande più frequenti sulla diversificazione del portafoglio, fornite da Daniele Colangeli, Private Banker, Group Manager e consulente finanziario di Fideuram.

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Cos’è la strategia di diversificazione?

La diversificazione è necessaria per ridurre al minimo il rischio connesso agli investimenti. Puntando tutto su un solo investimento agiremmo come se possedessimo una sfera di cristallo: se fossimo in grado di prevedere il futuro potremmo conoscere l’esatto rendimento del nostro unico investimento nell’arco di un determinato periodo di tempo. Al contrario, dal momento che il futuro è del tutto incerto e che i mercati sono soggetti a continue fluttuazioni, diversificare investendo su società e asset differenti aumenta le possibilità di ottenere rendimenti in linea con le nostre aspettative. Qual è la logica alla base di questa strategia? A ogni investimento corrisponde un profilo di rischio unico, in quanto più asset tra loro diversi non sono esposti agli stessi rischi.

La diversificazione non è finalizzata a massimizzare i rendimenti di un portafoglio. Un investitore che abbia concentrato il proprio capitale in un numero limitato di investimenti potrebbe, in un determinato momento, sovraperformare un investitore che abbia scelto di diversificare. Nel tempo, però, un portafoglio diversificato ottiene generalmente rendimenti superiori a quelli di un portafoglio concentrato. Il punto è che per ottenere rendimenti positivi da un numero limitato di investimenti, è indispensabile che ognuna delle poche posizioni in portafoglio risulti vincente.

Una delle chiavi della diversificazione consiste nel gestire investimenti in grado di ottenere performance diverse in mercati simili. Quando i prezzi delle azioni salgono, ad esempio, i rendimenti delle obbligazioni tendono a scendere. Si tratta del fenomeno della correlazione negativa: i prezzi delle azioni e i rendimenti delle obbligazioni sono correlati negativamente. Anche nelle rare occasioni in cui i prezzi delle azioni e i rendimenti obbligazionari si muovono nella stessa direzione (entrambi in rialzo o entrambi in ribasso), le azioni presentano in genere una volatilità nettamente superiore, ossia guadagnano o perdono molto più delle obbligazioni.

Anche se non tutti gli investimenti in un portafoglio adeguatamente diversificato saranno correlati negativamente, l’obiettivo della diversificazione è quello di acquistare asset che si muovono in direzioni diverse.

Come funziona la diversificazione

Esistono numerose strategie di diversificazione, ma il loro denominatore comune è il ricorso a investimenti appartenenti a diverse asset class. Un’asset class non è altro che una categoria di investimenti con profili di rischio e rendimento simili.

Ad esempio, le azioni costituiscono un’asset class, così come le obbligazioni. Le azioni possono essere ulteriormente suddivise in asset class quali azioni ad alta capitalizzazione e azioni small cap, mentre le obbligazioni in asset class come obbligazioni investment-grade e junk bond.

Differenza tra azioni e obbligazioni

Le azioni e le obbligazioni costituiscono due dei principali asset di investimento. Quando si parla di diversificazione, una delle decisioni chiave con cui gli investitori si confrontano è la quantità di capitale da investire in azioni contro quella destinata alle obbligazioni. Optare per un bilanciamento più orientato verso le azioni, può favorire la crescita del portafoglio, al prezzo di una maggiore volatilità. Le obbligazioni sono meno volatili, ma l’apprezzamento che se ne ricava è generalmente più contenuto.

Ai più giovani che investono con l’obiettivo della pensione, è generalmente consigliata un’allocazione più consistente dei fondi nelle azioni, in quanto nel lungo periodo tendono a sovraperformare le obbligazioni. Di conseguenza, in genere, in un portafoglio pensato per accumulare capitale da utilizzare negli anni della pensione, il 70%-100% del patrimonio è investito in azioni.

Con l’avvicinarsi della pensione, tuttavia, è comune spostare il bilanciamento del portafoglio verso le obbligazioni. Se da un lato questa scelta può ridurre il rendimento atteso, dall’altro attenua la volatilità del portafoglio in un momento in cui l’investitore, una volta in pensione, desidera trasformare i propri investimenti in un vero e proprio assegno di pensione.

Diversificazione per settore

Le azioni possono essere classificate in base al settore o all’industria a cui le società appartengono. L’acquisto di azioni o obbligazioni di società operanti in settori diversi offre un grado di diversificazione ottimale. Ad esempio, l’S&P 500 è composto da azioni di società attive in 11 settori diversi:

  • Servizi di comunicazione
  • Beni di consumo
  • Beni di prima necessità
  • Energia
  • Finanza
  • Sanità
  • Industria
  • Materiali
  • Immobiliare
  • Tecnologia
  • Servizi di pubblica utilità

Durante la Grande Recessione del 2007-2009, le società del settore immobiliare e di quello finanziario hanno registrato perdite significative. Al contrario, i settori dei servizi di pubblica utilità e dell’assistenza sanitaria non hanno subito perdite della stessa entità. Le strategie di diversificazione focalizzate sui settori industriali rappresentano un ulteriore strumento fondamentale per gestire il rischio negli investimenti.

Diversificazione per dimensioni delle società

La dimensione della società, misurata in base alla capitalizzazione di mercato, è un altro parametro da considerare come fonte di diversificazione. In generale, le azioni a piccola capitalizzazione presentano rischi più elevati e rendimenti più alti rispetto alle società più stabili a grande capitalizzazione. Ad esempio, un recente studio condotto da AXA Investment Managers ha rilevato che le azioni a piccola capitalizzazione hanno sovraperformato quelle a capitalizzazione elevata di poco più dell’1% all’anno dal 1926.

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Diversificazione per posizione geografica

Anche la sede di una società può costituire un elemento importante ai fini dello sviluppo di una strategia di diversificazione. Di solito si considerano tre categorie principali per quanto riguarda la posizione geografica: società statunitensi, società dei paesi sviluppati e società dei mercati emergenti. All’avanzare della globalizzazione, sta diminuendo l’attenzione ai vantaggi in termini di diversificazione conseguibili in base alla posizione geografica.

L’S&P 500, ad esempio, è composto interamente da società con sede negli Stati Uniti, ma le cui attività commerciali sono distribuite in tutto il mondo. Ciononostante, i vantaggi legati alla possibilità di diversificare in base alla posizione geografica non mancano, dal momento che società con sedi in paesi differenti, in particolare nei mercati emergenti, possono registrare performance diverse da quelle statunitensi o che operano nei paesi sviluppati.

Investimenti growth e value

Un’ulteriore strategia di diversificazione si basa sull’acquisto di titoli azionari o obbligazionari di società che attraversano fasi diverse del ciclo di vita aziendale. Le società più recentemente avviate e in rapida crescita presentano profili di rischio e prospettive di rendimento differenti rispetto a quanto accade per le aziende più mature e consolidate.

Quando le entrate, gli utili e il flusso di cassa di una società crescono rapidamente, si parla di azioni growth. Tendono a ricevere valutazioni più elevate per quanto riguarda gli utili dichiarati o il valore contabile rispetto alla media del mercato. Il motivo alla base delle valutazioni elevate è la loro crescita accelerata.

Le società value, invece, sono caratterizzate da ritmi di crescita più lenti. Tendenzialmente si tratta di società più consolidate o di aziende che appartengono a determinati settori, come quello dei servizi di pubblica utilità o quello finanziario. La loro crescita è più lenta, così come le loro valutazioni sono più basse rispetto alla media del mercato.

Secondo alcuni esperti, nel lungo periodo le società value tendono a sovraperformare le società growth. Ad ogni modo, le società growth possono sovraperformare le value per periodi di tempo prolungati, come avviene nell’attuale scenario di mercato.

Le azioni value e growth sono considerate tra i migliori investimenti a lungo termine.

Asset class obbligazionarie

Esistono diverse asset class obbligazionarie, anche se in genere possono essere raggruppate in due categorie principali. Da un lato, sono classificate in base al rischio di credito, ossia al rischio di insolvenza dell’emittente. I titoli del Tesoro americano sono considerati quelli con il minor rischio di insolvenza, mentre le obbligazioni emesse dai governi dei mercati emergenti o da società con rating inferiore a investment grade presentano un rischio di insolvenza molto più elevato.

Inoltre, le obbligazioni sono generalmente classificate in base al rischio legato al tasso d’interesse, ossia al periodo di tempo che precede la scadenza dell’obbligazione. Le obbligazioni con scadenze più lunghe, come quelle a 30 anni, sono considerate a più alto rischio di tasso d’interesse. Al contrario, le obbligazioni a scadenza ravvicinata, con un orizzonte temporale di pochi anni o più breve, sono ritenute meno rischiose in relazione al tasso d’interesse.

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Asset class alternative

Alcune asset class non rientrano strettamente nella categoria dei titoli azionari o obbligazionari. Tra queste rientrano gli immobili, le materie prime e le criptovalute. Benché la diversificazione del portafoglio non debba necessariamente passare per gli investimenti alternativi, molti investitori perseguono questa strategia, puntando su una o più asset class alternative in grado di migliorare la diversificazione e incidere positivamente sul potenziale di rendimento del portafoglio.

Diversificazione e fondi comuni d’investimento

Gli investimenti in fondi comuni consentono di sviluppare un portafoglio diversificato in modo semplice. È possibile raggiungere livelli soddisfacenti di diversificazione anche attraverso un solo fondo, mentre un portafoglio che contenga tre fondi indicizzati può garantire livelli di diversificazione molto elevati.

Per concludere, la diversificazione del portafoglio è una fondamentale strategia di gestione del rischio. Gli investimenti in asset class differenti permettono di ridurre notevolmente la volatilità del portafoglio, senza sacrificare il rendimento.

Leggi anche: Rischio e volatilità, differenze e come gestirli

L'esperto risponde

Cosa significa diversificare?

“Il tema è sempre citato e spesso se ne fa un uso improprio, ma ragionando sul concetto nella sua semplicità significa creare delle scelte di investimento che, al presentarsi di necessità, possono essere utilizzate per far fronte a degli eventi sia previsti che imprevisti. La diversificazione finanziaria, dove si crea un portafoglio che abbia un buon bilanciamento in relazione alle variabili economiche, deve essere sempre adattata alle esigenze personali di chi decide di pianificare degli investimenti”.

Perché è importante la diversificazione negli investimenti?

“Poniamo l’esempio di un giovane di trent’anni che ha un buon patrimonio e dei flussi di risparmio e decide di impostare alcune scelte di investimento ponderando varianza e decorrelando il portafoglio, utilizzando una parte di obbligazioni, una parte di liquidità e una parte di azioni.

La strategia perseguita considera il portafoglio nella sua totalità, senza tenere conto dell’orizzonte temporale e senza definire con chiarezza variabili personali come la creazione di una famiglia, la nascita di un figlio, la perdita del lavoro, un cambiamento di professione, una separazione o la necessità di acquistare una nuova casa.

Avendo impostato le sue scelte tralasciando una serie di possibili circostanze, anche con un portafoglio ben costruito dal punto di vista finanziario, l’investitore si potrebbe trovare ad affrontare un anno come il 2022, per citarne uno dei più recenti, dove tutte le correlazioni vengono meno a causa del rialzo dell’inflazione. Immaginiamo che, in quel momento, intervenga anche un cambiamento improvviso nella vita del ragazzo, che lo costringe a dover disporre della metà del patrimonio.

Pur avendo compiuto le scelte migliori per quanto riguarda le soluzioni d’investimento, l’investitore non avrà perseguito una solida strategia di diversificazione, non avendo tenuto conto della cosa più importante, ovvero che le variabili personali non possono essere slegate dai progetti di vita”.

A cosa serve la diversificazione?

“Da un punto di vista finanziario, serve a ridurre la possibilità che delle scelte di investimento vengano a ‘incagliarsi’. Detto più semplicemente, se utilizzo un portafoglio di cinquanta titoli, in caso di fallimento di uno di questi il portafoglio avrà una perdita proporzionata al numero di titoli.

Facendo sempre un esempio recente, il caso del fallimento di Credit Suisse sarebbe stato un disastro per chi avesse concentrato tutto il suo portafoglio su questo unico e blasonato titolo. Acquistando titoli di più emittenti, si sarebbe anche potuto generare un vantaggio, come è accaduto, ad esempio, in seguito all’evento descritto, per chi ha comprato strategie di obbligazioni bancarie tramite un fondo o un ETF del settore specifico, che successivamente ha portato notevole plusvalore a chi ha diversificato utilizzando tutto il mercato delle obbligazioni bancarie, che ha poi avuto una forte espansione.

Anche la possibilità di ridurre il rischio geopolitico concentrandosi su un’unica area geografica è un vantaggio della diversificazione in più aree mondiali, in quanto consente di beneficiare delle migliori opportunità e contenere i rischi”.

Quale rischio si riduce con la diversificazione?

“Si riduce il rischio emittente, come specificato nell’esempio precedente, ma anche quello di rimanere in settori o aree geografiche non profittevoli per tanto tempo senza beneficiare della crescita economica. Anche il rischio connesso alla scelta del momento di entrata in un mercato può essere ridotto pianificando nel tempo sia flussi in entrata periodici che capitali già accumulati. L’utilizzo di strategie di acquisto programmate può essere una strategia da pianificare attentamente per sfruttare al massimo la diversificazione”.

Quale rischio non si può eliminare con la diversificazione?

“Come specificato, la diversificazione riduce una serie di rischi, ma non azzera il rischio che in finanza si definisce rischio sistemico, ovvero quella volatilità delle singole asset class che compongono il portafoglio.

Nel caso della parte di portafoglio obbligazionario, i rischi sono: il rialzo dei tassi in proporzione alla durata finanziaria dei titoli e dello spread, ovvero la variazione dei titoli in caso di deterioramento della salute sia dell’economia che degli emittenti sottostanti, nonché le valute, se diverse da quella locale dell’acquirente, e le relative coperture, con i costi necessari alla copertura o, in sua assenza, le sue variabili.

Nel caso delle azioni, pur diversificando al meglio, quando si innesca una recessione e i prezzi delle azioni scendono, anche diversificando, il rischio sistemico si traduce in una discesa dei prezzi del portafoglio. Anche la liquidità ha un costo e va considerata l’inflazione corrente, anno per anno, per fare le scelte opportune.

Tuttavia, disponendo in maniera opportuna le giuste asset class per ogni singolo investitore o risparmiatore, la diversificazione è sicuramente l’unico modo per riuscire a mitigare le variabili, sia finanziarie che personali, previste e impreviste”.

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