Rischio e volatilità: differenze e come gestirli

Redazione di Forbes

Aggiornato: 21/11/2023, 04:06 pm

Benedetta Giuliani
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Investire nel mercato azionario comporta il rischio di perdere una parte del proprio capitale o addirittura la sua totalità.

Gli investitori devono inoltre tenere conto del fenomeno della volatilità, ovvero le forti oscillazioni che interessano i prezzi dei titoli, a volte anche nel giro di un’ora o di un giorno. Il valore degli investimenti non è affatto un dato statico e la prospettiva di perdere il proprio capitale può spaventare anche gli investitori più esperti.

I termini rischio e volatilità sono spesso utilizzati come se fossero intercambiabili, ma prima di investire è importante comprendere le differenze tra questi concetti in modo da poter scegliere gli investimenti più adatti al proprio portafoglio.

Vediamo quindi tutto ciò che occorre sapere a proposito della gestione del rischio e della volatilità.

Cos’è il rischio?

Il rischio è la possibilità che un investimento non realizzi il rendimento atteso e/o perda una parte o la totalità del suo valore.

In alcuni casi, rischio e rendimento sono direttamente correlati. Alcuni investimenti più rischiosi come le azioni, infatti, consentono di ottenere potenzialmente rendimenti superiori: chi si assume il rischio di subire perdite di denaro più consistenti cerca infatti un’opportunità per realizzare profitti più elevati.

Per contro, gli investitori possono accettare rendimenti inferiori a fronte di investimenti più sicuri, come in titoli di stato (BTP, BOT) che, grazie a elementi come l’affidabilità dell’emittente, il rendimento garantito e la tassazione agevolata al 12,5%, sono considerati strumenti vantaggiosi per chi vuole proteggere il proprio capitale.

I rischi associati agli investimenti sono molteplici, ad ogni modo di seguito riportiamo alcuni dei principali che gli investitori sono chiamati a tenere in considerazione.

1. Rischio d’impresa

Il rischio d’impresa si riferisce alla probabilità che un’azienda non riesca ad adempiere ai propri obblighi nei confronti degli azionisti o degli obbligazionisti. Se le azioni rappresentano la partecipazione a una società, le obbligazioni rappresentano una forma di debito che matura interessi e viene rimborsata alla scadenza.

In caso di fallimento di una società, diventa difficile rimborsare le obbligazioni, e gli obbligazionisti potrebbero ricevere un risarcimento parziale in base ai fondi disponibili. Gli azionisti, essendo gli ultimi in ordine di successione nell’erogazione di eventuali eccedenze, potrebbero non ricevere indietro le somme investite.

Prima di investire è quindi fondamentale valutare il benessere finanziario di una società, a partire da fattori quali la generazione di flussi di cassa e i livelli di indebitamento.

2. Rischio di liquidità

Con rischio di liquidità si intende uno scenario in cui gli investitori incontrino difficoltà nell’acquisto o nella vendita dei loro titoli a causa della scarsa offerta o della mancanza di domanda. Il rischio di liquidità diventa particolarmente significativo in caso di ribasso del prezzo delle azioni di una società, in quanto chi non è in grado di vendere prontamente le proprie azioni potrebbe subire perdite crescenti.

Un indicatore pratico del grado di liquidità è rappresentato dallo spread “acquisto-vendita” (o buy-sell) dei prezzi delle azioni in borsa, ovvero dalla differenza tra il miglior prezzo di acquisto (il più elevato) e il miglior prezzo di vendita (il più basso) sul mercato. Le società più grandi registrano generalmente spread più ridotti, quindi le loro azioni sono più liquide e facilmente negoziabili.

Al contrario, le società più piccole sono spesso caratterizzate da spread più ampi, che sono indice di un mercato più limitato per le loro azioni: in questi casi gli azionisti potrebbero incontrare difficoltà nel trovare acquirenti per le loro azioni.

3. Rischio di cambio

Il rischio di cambio, che riguarda gli investitori che detengono azioni in valuta estera, consiste nella possibilità che una variazione del tasso di cambio influisca sul valore di un investimento.

Si pensi, ad esempio, a un investitore italiano che acquista azioni di una società statunitense, come Amazon o Tesla. Nel caso in cui l’euro si rafforzi rispetto al dollaro USA, le azioni statunitensi avranno un valore inferiore in euro. Si tratta di un ulteriore rischio oltre a quello rappresentato dal calo del prezzo dell’azione sottostante in dollari USA.

Naturalmente, se i mercati valutari si muovono in direzione opposta a quella descritta, l’investitore beneficerà della variazione.

4. Rischio connesso ai tassi d’interesse

Il rischio connesso ai tassi di interesse consiste nella possibilità che le variazioni dei tassi di interesse influiscano negativamente sul valore di un investimento.

Si tratta di un rischio particolarmente rilevante per gli obbligazionisti, che ricevono un tasso di interesse fisso sulle obbligazioni acquistate. Se i tassi di interesse aumentano, le obbligazioni di nuova emissione avranno tassi più elevati e risulteranno più vantaggiose per gli investitori, provocando un calo del valore di mercato delle obbligazioni esistenti.

Anche gli azionisti possono essere interessati dal rischio connesso ai tassi di interesse, come dimostra il recente impatto di questo fenomeno sul valore delle azioni high-growth. L’aumento dei tassi di interesse, infatti, diminuisce l’attuale valore dei flussi di cassa futuri di queste azioni, determinando una riduzione del valore complessivo dell’azienda e, di conseguenza, del prezzo delle sue azioni.

5. Rischio di inflazione

L’inflazione è un movimento al rialzo dei prezzi di beni e servizi in un’economia che riduce gradualmente il potere d’acquisto della moneta.

Il rischio di inflazione è il rischio che l’aumento dei prezzi eroda i rendimenti “reali” degli investimenti, in particolare per gli obbligazionisti che ricevono un tasso di interesse fisso. Il rischio di inflazione può risultare più contenuto per le azioni, a condizione che le società siano in grado di preservare i propri profitti riversando i maggiori costi sui clienti sotto forma di aumenti dei prezzi.

Oltre a quelli descritti, investire comporta altri potenziali rischi, tra cui:

  • Rischio connesso alle materie prime: il rischio che la variazione dei prezzi delle materie prime influisca in maniera rilevante su un investimento. Ad esempio, a causa dell’aumento del prezzo del petrolio negli ultimi anni, le compagnie aeree hanno dovuto sostenere costi molto più elevati per il carburante.
  • Rischio politico: il rischio che gli sviluppi politici, come le guerre o la revisione delle politiche economiche, incidano in modo significativo sul valore degli investimenti.
  • Rischio di orizzonte: il rischio che un avvenimento importante della propria vita, come la perdita del lavoro, modifichi l’orizzonte di investimento. In questo caso potrebbe essere necessario vendere un investimento prima del previsto, causando una perdita o una riduzione del profitto.

Cos’è la volatilità?

La volatilità misura la variazione del prezzo di un asset nel tempo in termini di velocità e frequenza.

Si riferisce alla variazione del prezzo di un investimento, non al valore sottostante della società. I prezzi delle azioni e il valore sono correlati, ma non sono la stessa cosa: i prezzi delle azioni possono infatti fluttuare in modo vertiginoso senza che il valore intrinseco dell’azienda cambi.

Il prezzo delle azioni di una società è determinato in ultima analisi dal prezzo che gli azionisti sono disposti a pagare per acquistare partecipazioni. A sua volta, la propensione degli investitori dipende da fattori specifici riguardanti l’azienda, nonché dalle condizioni economiche e del mercato azionario in generale e dal livello di ottimismo degli investitori.

La volatilità non è necessariamente un male. Per chi fa day trading, la volatilità del mercato offre la possibilità di realizzare guadagni (e perdite) più consistenti e rappresenta un fattore chiave per i profitti. Inoltre, consente ai trader di approfittare del ribasso dei prezzi delle azioni, un fenomeno descritto mediante l’espressione “buy the dip“, ovvero comprare in occasione della flessione.

Analogamente, gli investitori possono tenere a bada la volatilità investendo in una strategia di lungo corso, che attenua la volatilità sul breve termine per generare un rendimento medio nel tempo.

La volatilità può tuttavia rappresentare un problema per gli investitori che hanno bisogno di vendere le proprie azioni con urgenza o per chi si avvicina alla pensione e potrebbe non essere in grado di attendere la ripresa dei prezzi delle azioni.

Come si misura la volatilità di un titolo?

Il rischio può essere considerato un fattore soggettivo e difficile da misurare (anche se esistono delle metriche utili, come lo Sharpe ratio, che misura la relazione tra il rendimento di un investimento e il suo livello di rischio), la volatilità è invece quantificabile.

Generalmente, la volatilità si misura attraverso il concetto di “deviazione standard”, ossia la distanza tra i rendimenti di un investimento e il loro valore medio. Gli investimenti con un alto livello di volatilità si allontanano maggiormente e con maggiore frequenza dal loro rendimento medio.

Tuttavia, una misura ancora più utile è rappresentata dal valore “beta”, che confronta la deviazione standard con un benchmark, piuttosto che con i soli rendimenti medi della società. Un beta superiore a 1,0 indica che l’investimento è più volatile rispetto al mercato, mentre un beta inferiore a 1,0 indica un investimento con una volatilità inferiore rispetto al mercato nel suo complesso.

Vediamo un esempio. Se Tesla venisse scambiata con un beta di 2,1 rispetto all’1,2 di Apple, il prezzo delle azioni di Tesla sarebbe due volte più volatile dell’indice di riferimento, mentre quello di Apple sarebbe solo leggermente più volatile.

Per una discussione sul concetto di “alfa” nell’investimento, si veda oltre.

Come gestire il rischio e la volatilità

Comprendere il significato di rischio e volatilità aiuta gli investitori a decidere come investire il proprio denaro e quali precauzioni adottare per ridurre al minimo questi rischi. Vediamo, quindi, come gestire rischio e volatilità:

1. Allocazione degli asset

Come anticipato, gli investimenti ad alto rischio possono offrire rendimenti più elevati. Il primo passo è decidere per quanto tempo si vuole investire e quale livello di rischio si è disposti ad accettare. In questo modo è possibile determinare l’allocazione dei fondi tra i diversi asset.

Ad esempio, gli investitori prossimi alla pensione possono scegliere di concentrare la maggior parte dei loro fondi in investimenti a basso rischio come le obbligazioni. All’interno di questa asset class, possono scegliere le obbligazioni che presentano la minore volatilità per proteggersi da un calo dei prezzi a breve termine che influisca sul valore del loro fondo pensione.

Chi intende investire nell’arco di 10-20 anni ed è in grado di assorbire potenziali perdite, può puntare su investimenti a più alto rischio, come quelli in materie prime e nei mercati emergenti. Sebbene questi investimenti possano risultare più volatili, è possibile intervenire sul timing dei propri investimenti piuttosto che dover vendere quando i prezzi scendono.

2. Diversificazione

Con il termine diversificazione si intende la ripartizione degli investimenti tra varie asset class, in modo da ridurne l’interconnessione. La diversificazione consente di proteggersi, ad esempio, da un crollo dei mercati azionari, consentendo di ottenere rendimenti positivi da asset come gli immobili e le materie prime in caso di ribasso delle azioni.

La diversificazione può essere realizzata attraverso investimenti collettivi come quelli in fondi, che offrono un portafoglio diversificato preselezionato e gestito da professionisti. I fondi indicizzati consentono di sfruttare il potenziale del mercato in modo economicamente vantaggioso, evitando il rischio legato all’investire in singole società.

Diversificare tra settori e aree geografiche, investendo ad esempio in Italia, Regno Unito, Stati Uniti, Asia e vari settori, riduce ulteriormente il rischio di generare rendimenti negativi.

3. Selezionare gli investimenti

Gli investitori possono inoltre sfruttare il valore “beta”, ossia la misura della volatilità rispetto a un indice di riferimento, per facilitare la selezione degli investimenti. Gli investimenti con valori beta più bassi sono meno volatili di quelli con valori beta più elevati.

Tuttavia, il beta deve essere considerato insieme all'”alfa”, che è una misura del rendimento dell’investimento rispetto al suo benchmark. Più alto è l’alfa, migliori sono i rendimenti.

Un alfa di 1,0 indica che l’investimento ha sovraperformato il suo benchmark dell’1%, mentre un alfa pari a zero indica che si è allineato al benchmark e un alfa pari a -1,0 significa che l’investimento ha sottoperformato il suo benchmark dell’1%.

È sempre opportuno preferire investimenti con un beta più contenuto (meno volatili) e un alfa elevato (rendimenti più alti).

In generale, prima di decidere dove investire il proprio denaro, è fondamentale che gli investitori prendano in considerazione il rischio e la volatilità. Chi è disposto ad accettare un livello di rischio e di volatilità più elevato può essere ricompensato con rendimenti più alti, ma si rischia anche di subire perdite sostanziali, soprattutto nel breve periodo.

Per ridurre il rischio e la volatilità, gli investitori dovrebbero anche considerare la possibilità di diversificare i propri investimenti in una serie di asset e settori. Questa strategia consente di superare la volatilità nel breve periodo attenendosi al proprio piano di investimento a lungo termine e scongiurando il rischio di dover svendere i propri investimenti in caso di ribassi dei mercati.

Leggi anche: I migliori investimenti a lungo termine

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